Alterare il ticket del parcheggio è reato, ma può non esserlo prendere a sassate un veicolo in sosta.

AUTOMOBILE - TICKET PARCHEGGIO - DANNEGGIAMENTO

Meglio fare molta attenzione nel grattare i ticket da apporre sul parabrezza del proprio veicolo parcheggiato, e comunque a non fare i “furbi” modificando l’orario di arrivo.

A suggerirlo, nemmeno in maniera troppo velata, è la Corte di Cassazione, V sezione penale, che con la sentenza n. 48107/17 chiarisce: “configura il reato di falsità materiale commessa dal privato (artt. 477 e 482 cod. pen.) l’alterazione della scadenza dell’orario di parcheggio rilasciato dal parchimetro….atteso che lo scontrino riveste la caratteristiche tipiche del certificato amministrativo (attestante l’avvenuto pagamento della somma prescritta per la sosta) e dell’autorizzazione amministrativa (autorizzando, per l’orario indicato a sostare nell’area pubblica)“.

L’automobilista furbetto, che tarocca il ticket, rischia dunque la reclusione da 6 mesi a 3 anni, seppur ridotta di un terzo, e soprattutto, una volta beccato, deve sostenere gli oneri, i pensieri ed i costi di un processo penale.

Questo non sempre accade, invece, per chi danneggia, seppur volontariamente, un veicolo in sosta.

A precisarlo è la recente pronuncia n. 46585/17, che evidenzia come il combinato disposto degli artt. 625, n. 7, e 635 c.p. richieda, ai fini della configurabilità dell’illecito penale, che le cose danneggiate siano esposte per necessità o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede. Ciò non è quando l’accanimento sul mezzo si verifica alla presenza del proprietario che, vigilandolo, lo sottrae all’affidamento alla pubblica fede.

Tale conclusione è la diretta conseguenza della depenalizzazione del reato di danneggiamento “semplice”, avvenuta con il d.lgs 7/2016 che ha previsto, a sanzione di tale condotta, una semplice misura civile pecuniaria.

Rilevanza penale mantiene invece il danneggiamento “aggravato”, ovvero il danneggiamento commesso su determinati beni o con violenza o minaccia alla persona, in occasione di manifestazioni in pubblico o, appunto, su beni affidati alla pubblica fede.

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