Di pochi giorni fa la pubblicazione delle motivazioni per le quali la quarta sezione della Corte di Cassazione ha ritenuto di confermare le condanne inflitte con sentenza d’appello bis del maggio 2015.

 

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Come tristemente noto, la notte tra il 5 e 6 dicembre 2007 una fuoriuscita di olio bollente provocava, presso lo stabilimento torinese controllato dal colosso tedesco leader nel settore siderurgico, un incendio nel quale perdevano la vita 7 operai.

Per tale fatto venivano citate a processo 6 persone tra responsabili della sicurezza, membri del comitato esecutivo, ed amministratore delegato della società, il quale veniva condannato in primo grado per omicidio ed incendio volontari con dolo eventuale.

Il caso Thyssen, con i suoi cinque gradi di giudizio, è divenuto, oltre che fatto di cronaca, pietra miliare della giurisprudenza italiana, avendo dato il “la” alle Sezioni Unite nella ridefinizione dei confini fra dolo eventuale e colpa cosciente, e con essi dell’intera essenza dell’elemento soggettivo del reato.

Nel confermare la decisione della Corte d’Appello di Torino, con la quale la condotta dell’amministratore delegato Herald Espenhahn veniva inquadrata nell’orbita della colpa, la Cassazione ha infatti rimesso in discussione la tradizionale concezione per la quale il discrimine fra colpa cosciente e dolo eventuale andrebbe individuato nell’accettazione o meno, da parte dell’agente, del rischio dell’evento.

Secondo la Corte non va infatti mai scordato che alla radice di una condanna per reato doloso – e dunque volontario – non può in nessun caso mancare l’adesione psicologica all’evento, e dunque la scelta di chi agisce di farlo anche a costo di ledere un interesse protetto dalla legge.

Oggi la quarta sezione della Cassazione mette dunque la parola fine ad una vicenda giudiziaria durata quasi 10 anni, avvalorando la sentenza d’appello bis con la quale sono state ricalcolate le pene per i dirigenti secondo i criteri delineati nella pronuncia a SSUU n. 38343/14.

Le condanne per omicidio colposo, omissione di cautele antinfortunistiche e incendio colposo aggravato sono le seguenti: 9 anni e 8 mesi di reclusione per l’amministratore delegato Harald Espenhahn, 6 anni e 10 mesi per due dirigenti, 7 anni per i direttori di stabilimento, 6 anni e 8 mesi per il responsabile della sicurezza.

E’ stata inoltre riconosciuta la responsabilità dell’Ente cui, ai sensi del d. lgs. 231/01, è stata inflitta la sanzione pecuniaria di € 1.000.000, oltre alla confisca per equivalente del profitto liquidata in € 800,000, somma pari al risparmio di spesa ottenuto dall’azienda con l’omissione della dovuta manutenzione degli impianti.

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