Con la recentissima pronuncia 28/17 la Corte Costituzionale ammette il referendum per l’abrogazione dei voucher.

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I buoni-lavoro venivano introdotti dall’INPS nel 2003, all’indomani della riforma del lavoro “Fornero”, con il dichiarato intento di impedire il “nero” nel lavoro occasionale ed accessorio. Negli anni, però, la loro utilizzabilità veniva ampliata fino ad interessare settori prettamente professionali, ed ogni tipologia di lavoratore.

Attualmente, colui che voglia pagare con voucher dovrà comprarli all’INPS, richiedendoli in modalità cartacea o telematica: il buono cartaceo dovrà quindi essere materialmente consegnato al lavoratore, che provvederà all’incasso entro 24 mesi alla Posta, il telematico verrà invece erogato direttamente su una “INPS card” o con bonifico.

Ogni voucher ha un valore di 10 Euro (corrispondente un guadagno netto di 7,5 Euro), e ciascuno può guadagnare con questo sistema fino a 7.000 Euro ad anno solare, di cui al massimo 2.000 percepiti dallo stesso datore di lavoro (questo secondo limite non sussiste in agricoltura).

Possono essere pagati con i buoni anche lavoratori autonomi o subordinati, di ogni età, purché non dipendenti dello stesso datore di lavoro che li corrisponde.

Fatta questa breve panoramica sull’istituto, recentemente è stata sollevata richiesta di referendum popolare per la sua integrale abrogazione, e sulla stessa è stata mossa questione di costituzionalità.

Con la pronuncia n. 28/17 la Corte ha dunque deciso per l’ammissibilità del quesito, ritenendo che:

a) la materia interessata può essere oggetto di referendum;

b) il quesito è chiaro omogeneo e univoco;

c) le disposizioni che si vorrebbero eliminare non hanno carattere di norma costituzionalmente necessaria.

Quanto a quest’ultimo aspetto la Corte ha infatti precisato che “L’evoluzione dell’istituto, nel trascendere i caratteri di occasionalità dell’esigenza lavorativa cui era originariamente chiamato ad assolvere, lo ha reso alternativo a tipologie regolate da altri istituti..e quindi non necessario“. In altre parole, secondo la Corte, il pagamento con i voucher, come attualmente strutturato, non può più considerarsi dedicato a regolare particolari situazioni “limite”, altrimenti non disciplinate,

Spetterà quindi a noi cittadini, una volta chiamati alle urne, decidere se debba o meno continuare ad esistere la possibilità di pagamento a mezzo buoni-lavoro.

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