Producibili in giudizio le mail che provano il tradimento.

broken-heart-2163735_960_720

Succede in Portogallo. Marito e moglie si lasciano e, nella causa di divorzio, lui produce le mail che lei si scambiava con altri uomini.

Si tratta di messaggi inoltrati per l’organizzazione di appuntamenti tramite un sito web di incontri occasionali: il marito li scaricava accedendo all’account della moglie tramite il pc comune.

Nel procedimento di divorzio il marito chiede, anche in ragione dell’infedeltà, l’affido dei figli minori. Questo, però, non gli viene concesso.

Concluso il giudizio la moglie – non ancora contenta ma evidentemente arrabbiata – denunciava l’ex consorte per aver violato la segretezza della sua corrispondenza.

La procura apriva un’indagine in merito ma, alla fine, archiviava ogni accusa.

La donna si rivolgeva così alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo denunciando i tribunali nazionali che, ammettendo in giudizio mail “rubate” e archiviando la posizione del marito, avrebbero permesso una grave violazione della sua privacy.

La Corte EDU, verificato che i messaggi di posta elettronica erano stati prodotti solo in giudizio, non divulgati e nemmeno valutati dai giudici, negava che le autorità nazionali avessero indebitamente consentito alcuna violazione dei diritti della donna, piuttosto confermando che, agendo come fatto, essi avevano ben bilanciato gli interessi contrapposti dei coniugi, nel pieno rispetto della vita privata di ciascuno e della segretezza della corrispondenza.

Ogni contenuto, riferendosi a fattispecie generali, non può ritenersi in alcun modo sostitutivo del contributo di un professionista. Qualora necessitaste di una consulenza specifica Vi invitiamo pertanto a contattarci utilizzando l’apposita area dedicata.