Troppi i crediti/bonus edilizi incagliati.

casa

Il “Superbonus” permette a chi ristruttura un immobile di fruire di un bonus (credito fiscale) pari al 110% della spesa.

Questo ovviamente a determinate condizioni, in primis che il bene oggetto di intervento vari così in positivo di almeno due classi energetiche.

Originariamente ciascuno (cittadino, imprenditore o banca) poteva cedere/acquistare liberamente e illimitatamente questi crediti.

Con il Governo Draghi le cessioni venivano invece progressivamente limitate, con conseguente “incaglio” nei cassetti fiscali di cittadini e imprese dei crediti conseguentemente non cedibili/monetizzabili.

Ora il DL del 17.2.23, dichiaratamente per tutelare la tenuta dei conti pubblici, prevede il completo blocco delle cessioni e degli sconti in fattura. Questo a far data dall’entrata in vigore del decreto con alcune espresse eccezioni per i lavori già in esecuzione.

L’impossibilità di monetizzare – cioè di far diventare “soldi veri” quei crediti/“bonus” – comporta però enormi problemi di liquidità, con conseguente impossibilità di pagare le ditte incaricate dei lavori così a rischio fallimento.

Urge quindi risolvere un problema che non interessa solo il superbonus ma che tocca anche gli ulteriori bonus edilizi previsti dal Governo.

Per questo sono in questi giorni al vaglio due strade.

La prima è permettere alle banche di usare gli importi di credito da 110 per pagare gli F24 presentati dai correntisti: l’Istituto tratterrebbe i soldi del correntista mentre “verserebbe” il credito che diverrebbe così “spendibile”.

La seconda è rendere prodotti finanziari da collocare presso investitori i crediti di cittadini e imprese.

Sembra ancora lunga la strada per trovare una quadra, ma quel che è certo è che è urgente venire a capo di un grave problema che mette a rischio imprese, posti di lavoro e corretta ultimazione dei cantieri.

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