La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo riconosce al benessere animale un valore etico in grado di incidere nella morale pubblica.

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La Corte di Strasburgo ha recentemente confermato che ciascuno Stato Membro può decidere di vietare che gli animali vengano macellati senza previo stordimento/anestesia. E questo anche in caso di  macellazione con rito religioso.

Protagonisti della vicenda il Belgio (precisamente due regioni che, nel 2014, estendevano il divieto di macellazione senza anestesia anche al contesto religioso) e una moltitudine di cittadini/organizzazioni di fede ebraica o musulmana che, impugnando i provvedimenti di divieto, lamentavano discriminazione e una lesione al loro diritto alla libertà di religione.

“Se non posso uccidere gli animali senza prima sedarli” – sostenevano in parole spicce – “non posso praticare i miei riti né ottenere la carne, subendo così una limitazione al mio credo”.

Questo, secondo i Giudici, è vero: il divieto di uccidere animali non storditi (come invece richiesto da alcuni riti religiosi) effettivamente limita la libertà di praticare/manifestare la propria religione con violazione dell’art. 9 della CEDU.

Questo però non basta a ritenere illegittimo il provvedimento con il quale il legislatore imponga che, prima di uccidere una bestia, questa vada quantomeno “stordita”.

E’ infatti il comma 2 comma dello stesso articolo 9 a prevedere che in alcuni casi sia legittima una limitazione alla libertà di religione, e che questo accada anche quando la stessa rappresenti una “misura necessaria in una società democratica per la protezione della morale pubblica“.

Ed è proprio questo che accadrebbe nel contesto belga posto che, secondo il Consesso Europeo, anche la tutela del benessere degli animali è un valore etico che, sempre più centrale per le società democratiche, deve bilanciarsi con tutti gli altri diritti dell’uomo, compreso quello alla religione.

Nel caso concreto dunque le Regioni fiamminga e vallona avevano fatto bene a vietare la macellazione degli animali senza sedazione, avendo operato questa scelta in un confronto con le parti interessate e dopo aver verificato vari studi scientifici secondo i quali l’unica soluzione per limitare la sofferenza dell’animale al momento della macellazione era proprio quella di provocarne uno stordimento (non letale) preventivo.

La tutela dell’animale viene quindi così riconosciuta, da parte della Corte EDU, come parte della nostra morale, e come tale meriterà protezione anche a costo di (misurate e necessarie) restrizioni alla manifestazione di un credo.

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